lunedì 30 luglio 2007

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Oggi giornata no.
Per capire che lo sarebbe stato bastava annusare l'aria all'ingresso dell'open space.

Ma procediamo per gradi, gentilissimi & gentilissime: la prima notizia è che io lavoro. Da un po' ormai, e cioè da quando ho affrontato di petto i primi due anni di Informatica, ricavandone un dolore sordo simile ad una sublussazione lasciata a macerare. All'epoca uscivo con questo tipo tutto capelli che suonava in un gruppuscolo post new wave. Ai concerti si truccava più lui di me e la cosa mi piaceva da matti. E poi aveva un certo talento nelle lyrics: sputava fuori queste cose piene di consonanti che parlavano di rapporti umani con pochissima umanità. Ci trovavo una carica filosofica quasi esagerata per la nostra età. Poi venne fuori una sua ben più prosaica passione incontrollabile per le bassiste bionde. Per UNA bassista bionda che gli avevo presentato IO, tra l'altro. Ma lasciamo sfumare la questione, va.
Mentre scorrazzavo per la città insieme al mio romantico e tenebroso lui, e scoprivo piccole cose inutili che mai avrei potuto immaginare, tutte legate al concetto di "alternative night-shift public relations", maturai un odio al limite dell'isteria per la deformazione fisica derivante da studio intensivo. Al muto grido di "scoliosi&miopia no grazie", iniziai a mandare raffiche di curricula in cui compariva solo l'età e qualche sottospecie di corso online: mi presero in una minuscola aziendina che sviluppava siti internet ed era la terza parte della terza parte di un colosso del settore. Il capo di allora, un individuo un po' troppo alto e silenzioso per i miei gusti, mi spiegò che avevano appena vinto una grossissima commessa "tragicamente al ribasso": erano costretti a "mettere dentro una carrettata di persone" fra cui la sottoscritta. Insomma, ringraziai per la sincerità e iniziai a farmi le ossa per qualche spicciolo.

Da allora ho cambiato tre aziende e ho fatto amicizie improbabili in luoghi mediamente poco ospitali.

Avanti veloce fino ad oggi. Siamo riuniti in sala 15, quella di fianco alla macchinetta del caffè. Dalla finestra si vede la strada che costeggia il nostro palazzone e descrive un'ampia curva prima di andare a sbattere nella sagoma di un centro commerciale multipiano ("aperto anche la domenica"). Il team è composto di una decina di persone: tre sistemisti (fra cui magaCi), cinque sviluppatori e due androidi-coordinatori di basso livello. Carne da cannone, chi più chi meno.
Mentre rumoreggiamo, rielaborando con greve creatività l'esito delle ultime di campionato o della mega mangiata di carne comunitaria di due settimane fa, il capo-cyborg entra nella stanza con la solita flemma. E' un nanetto pelato e glabro che, secondo la leggenda, è nato in completo grigio e non ha mai pronunciato parolacce. Il vocabolario prima di lui aveva molte meno parole, le frasi prima di lui erano più piccole. Saluta sempre, chiede sempre, posticipando le domande con qualche formula di estrema cortesia. Ma per qualche strano fluido che di sicuro produce, non ho mai sentito nessuno dirgli altro che "subito, sarà fatto" o variazioni del caso. E' affascinante, sul serio. In senso sociologico, intendo. A modo suo sa essere perfino simpatico, ma quando ridiamo delle sue battute c'è sempre un sotterraneo senso di colpa, come se avessimo ceduto al nemico.
Oggi ha in mano il suo blackberry e prima di attaccare il discorso tempesta il tastierino. Il rumore di un blackberry usato da un capo: quella successione di teneri clic concatenati che ricorda il movimento di una ruota su un bell'ingranaggio di plastica. Può dare assuefazione, cavoli.
Capo-cyborg alza gli occhi verso di noi e reprime un sospiretto, sbircia uno dei coordinatori, fa un cenno, ci dice che per inizio settembre è prevista una major release (hanno cercato di posticipare ma nulla, si deve fare "here and now"), tutte le funzionalità principali saranno impattate e si è deciso di aggiungere la componente di prenotazione automatica condizionale, quella che abbiamo discusso (e osteggiato, per quanto può valere) per mesi. Siamo un buon gruppo, dice, abbiamo dimostrato di saper reggere, e si rende conto che un avviso a bruciapelo, a pochi giorni dalle vacanze, suona come un tradimento.

Ma è un periodo di crisi, dice, e scandisce bene le parole. La voce si è fatta più grave, con una sottile tonalità acciaio temperato che induce gli ultimi chiacchiericci a liquefarsi. Crisi vuol dire fare quello che dice il cliente, oppure soccombere ad altri fornitori già presenti, che ci soppianteranno in men che non si dica.

Ci guardiamo in faccia e se le nostre espressioni potessero parlare, direbbero "almeno questa volta si è degnato di darci una specie di spiegazione, yuhu". Mentre assorbiamo l'idea di stare qui dentro fino alle dieci (minimo) ogni giorno per le prossime tre settimane, sostituendo immagini di noi seminudi, sudati e abbronzati in spiaggia, il capo si alza, saluta, si scusa, dice che deve correre in riunione da un altro cliente. Si degna di lasciar trapelare una goccia di autentica stanchezza nelle seguenti parole "in questo intero mese ho visto i miei figli solo tre ore sabato scorso". Sorride un attimo e in men che non si dica è svanito: rimaniamo per una manciata di istanti a guardarci in faccia, poi qualcuno urla "al lavoro ciurma", e ci accatastiamo alla macchinetta per un ottimo surrogato di bevanda calda che ci dia un surrogato di carica.

Insomma, oggi giornata no. E anche: oggi giornata luunga, con tutti i casini che abbiamo dovuto sbrigare dopo la riunione. Ma ci sono alquanto abituata, ormai.

piesse: ecco qualche personaggio del mio ufficio:
capo-cyborg: se avete letto il post, ormai sapete cosa aspettarvi da lui
schiavetto: è il mio assistente personale ai sistemi. è da poco con noi. non si è ancora abituato ai ritmi, ma quello sguardo di terrore nei suoi occhietti da topolino svanirà presto, vi assicuro
auldo: è il sistemista esperto che lavora con me ormai da un po', qui dentro. immaginatevelo come un castoro obeso in forma umana. simpatico, forse un po' troppo calmo per i miei gusti, ma vabè
anto1: secca come un appendiabiti, bel culo (lo dicono i ragazzi, mica io), occhioni, quando parla sembra la pubblicità di hello kitty. è una brava ragazza, a quanto pare, casa e chiesa e robe simili. non molto esperta, si fa prendere dalle ansie, a volte.
cip: sempre curvo, come se covasse la propria tastiera. campione di battitura veloce su tasti. parla per sigle, è iscritto a duemila forum. fa anche ridere, quando riesci a capirlo. ha una sua visione fatalistica del mondo, come se tutto stesse allo specchietto retrovisore del suo chopper. ganzo, tutto sommato.
ciop: amicone di cip, mostra di conoscerlo dal giurassico. occhialetti con montatura sottile, barba non fatta, camicioni, battuta facile, parla parecchio. è ossessionato da vacanze in posti esotici. mangia davvero, ma davvero tanto.
tarta: è quello lento. se sul pianeta terra facessero un censimento globale, lui risulterebbe "la lumaca". perde tempo praticamente ovunque, ha un rapporto conflittuale con i telefoni e con le telefonate dei propri familiari.
jon: timidissimo, scostante, preciso, piuttosto anonimo. ancora da scoprire, sebbene abbia avuto ormai tutto il tempo per farsi conoscere.
andro-coord1: è un lui. faccione quadrato e rasato. sorride parecchio, ha la voce calda, scrive un monte di roba: per lo più mail, excel e powerpoint. non ha vita privata, e ci tiene a questo suo status. non ha nemmeno una vera personalità, o almeno non si degna di condividerla.
andro-coord2: non meriterebbe l'appellativo di andro, in effetti. è una lei ed è molto simpatica, ma in alcune situazioni di crisi si è dimostrata resistente tanto quanto il modello maschile, facendoci dubitare sulla sua natura umana. riccia, bruna, bassina, non dispiace ai bavosi abitatori di ced che si ammucchiano qui dentro.

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